Questa è la storia di una famiglia – genitori e due figli sposati con prole – che decide unanimemente il trasferimento dell’azienda inserita in una SRL, ai figli già da tempo presenti e pronti per gestirla in modo autonomo.
Ma il figlio maggiore, a causa di vicende personali, è a rischio di vedersi aggredito dai suoi creditori: tutto dipende dall’esito di una causa che può protrarsi ancora per lungo tempo.
Problematiche da affrontare e risolvere:
- Trovare una soluzione per cui il patrimonio dei genitori, in particolare le quote della fiorente società di famiglia, non possano essere oggetto di aggressione da parte dei futuri, pur eventuali, creditori del figlio maggiore;
- Garantire alla società a responsabilità limitata, SRL, la possibilità di essere gestita, una volta effettuato il passaggio generazionale, da entrambi i fratelli oramai pronti allo scopo;
- Provvedere alle necessità degli anziani genitori fino alla loro morte;
- Esiste anche una possibilità di ritrarre da questa situazione complicata anche qualche legittimo vantaggio fiscale?
Ancora una volta ci soccorre il TRUST.
COME?
Si tratta di un Trust famigliare con spiccata vocazione al passaggio generazionale: da questa prima osservazione si può notare come il Trust quasi mai raggiunga un solo obiettivo.
In sostanza, i genitori conferiscono nel neocostituito Trust tutti i loro beni, tra cui anche le quote della SRL operativa di produzione ed inoltre il 99% delle quote della loro Società in Accomandita Semplice, SAS, all’interno della quale si trova il capannone industriale dato in locazione alla stessa SRL; la SAS al momento percepisce un canone annuo di 60.000 euro, che diventano imponibili, metà per ciascuno, in capo a entrambi i genitori.
Terminata l’operazione rimane accomandatario il solo vecchio genitore. Beneficiari del trust sono i loro figli e in seguito i loro discendenti, ma, finché sono in vita, il Trust deve far fronte anche alle specifiche esigenze dei due anziani genitori (altro obiettivo).
Come fare per evitare che eventuali creditori personali del figlio maggiore possano mettere le mani sui benefici a lui derivanti dal Trust?
Occorre all’uopo far ricorso ad una clausola particolare che nasce dall’esperienza inglese, sconosciuta ai più, che va sotto il nome di protective trust, in virtù della quale il beneficiario rimane tale fino al verificarsi di un evento
negativo (es. un pignoramento ecc….) che fa venir meno i suoi diritti di beneficiario, trasferendo ogni sua prerogativa, ad esempio, alla sua famiglia e ai suoi discendenti.
Faccio notare che non si tratta affatto di una condizione risolutiva che scatta in conseguenza dell’avvenimento negativo, bensì di una posizione beneficiaria che viene meno in concomitanza di questo.
Vero è che al di là di questa digressione tecnico/giuridica, pur doverosa agli occhi dei professionisti, il primo risultato, quello di salvaguardare la posizione del figlio maggiore, viene pienamente raggiunto.
Ben più agevole risulta l’obiettivo che consiste nel garantire alla SRL di essere governata da entrambi i figli.
Il Trustee, colui cioè che gestisce il Trust, non avrà problema alcuno ad assecondare il Programma appositamente inserito in Trust in base al quale questi, in qualità di socio della SRL, deliberi in assembla la nascita di un Consiglio di Amministrazione che veda la presenza anche del figlio maggiore; anzi, a costui, come al fratello minore, verrà attribuito un compenso per tale funzione; e chi potrà aggredirlo?
Rimane da vedere se da questa situazione, certo difficile in partenza, non si possa ritrarre anche qualche legittimo vantaggio fiscale.
Per la verità di vantaggi potrebbe essercene più di uno, ma tocchiamo con mano quello di più immediata comprensione.
Abbiamo visto che la SAS immobiliare rende, trascurando le scarne voci di costo, 60.000 euro annui.
Basti ora considerare che prima 30.000 euro pesavano sulla dichiarazione dei redditi di ciascun genitore ad una aliquota marginale del 43%. Ora in capo al Trust, socio accomandante della SAS, l’imposizione avviene ad aliquota fissa,
Ires, del 24%: risulta pertanto un risparmio di 19 punti percentuali sui 60.000 euro, e cioè di oltre 11.000 euro all’anno.