IL CASO
Un vecchio imprenditore, fondatore dell’azienda, con due figli maggiorenni: peccato che si tratti di due uomini rimasti bambini viziati… e una figlia di quindici anni che frequenta le superiori.
Il vecchio imprenditore sta divorziando dalla moglie. Oltre a ciò, negli ultimi nove anni ha passato più di una notte insonne a causa della crisi, consapevole che l’intero suo patrimonio (quote di società, immobili ed immobiliari, ecc….) è stato a rischio: nessuno mai prima gli aveva seriamente posto il problema della
protezione del suo patrimonio. Scottante per lui, al momento, è il divorzio dalla moglie.
Per la verità, a qualche “disinvolto” consulente era venuto in mente che fosse finalmente necessario riflettere sulla protezione del patrimonio e aveva fatto proposte oscene che certamente avrebbero dato spunto a chicchessia di intraprendere vittoriosamente almeno una azione revocatoria; per queste
proposte, ma anche per quelle legittime, è troppo tardi oramai!
Il suo avvocato, professionista preparato, ci ha infatti pensato, ma ha dovuto concludere che al momento si deve solo stare fermi, immobili!
E se in questo contesto fosse ancora possibile pensare al passaggio generazionale?
Il passaggio generazionale, se costruito e realizzato in vita, permette di “salvare” l’azienda, bene sociale prima che personale, altrimenti statisticamente destinata a cessare due volte su tre.
SOLUZIONE
L’imprenditore e il suo avvocato sono alle prese con il difficile divorzio. È qui che l’idea del Trust fa capolino, perfetto per la sua flessibilità. La “soluzione Trust” ha di solito tempi personali di assimilazione che non sono brevi; è uno strumento giuridico retto da una legge straniera scelta tra
quelle che permettono la migliore soluzione al singolo caso.
Nel nostro contesto costituisce una proposta in grado di risolvere in primis la causa divorzile, godendo pertanto della possibilità di essere accolta in tempi brevi, grazie alla spinta e al plauso del legale.
Il Giudice sta ragionando su una certa somma da riconoscere alla ex moglie e l’atteggiamento del nostro imprenditore, che non dà segno di volersi comportare correttamente quando serve mettere mano al portafoglio, non piace né a lui né all’avvocato di controparte.
UN TRUST FAMIGLIARE DI GARANZIA
Propongo pertanto, prima al nostro avvocato e al Cliente, e poi direttamente al Giudice, di costituire un Trust famigliare di Garanzia nel quale far confluire tutto il patrimonio dell’imprenditore, con annesso un dettagliato PROGRAMMA a carico del Trustee, l’amministratore del Trust.
I PERSONAGGI
Il vecchio imprenditore, Disponente: decide di inserire nel Fondo in Trust tutti i suoi beni (la casa, le quote della sua società, la liquidità…) e descrive in un Programma quale dovranno esserne l’utilizzo e gli obiettivi; lui, Disponente, deve solo preoccuparsi che gli obiettivi non siano contrari alla legge.
Il Trustee (colui che gestisce il Trust) si assume l’incarico di attuare il Programma definito dal Disponente.
In un Trust di tipo famigliare, come quello di cui parliamo, non manca la presenza degli eredi, i Beneficiari, in quanto destinatari del Fondo alla morte del Disponente. Ma qui c’è anche una moglie prossima a divorziare.
Nel Programma includiamo l’obbligo di adempiere, sotto la responsabilità del trustee, al puntuale versamento dell’assegno divorzile; il tutto garantito dall’intero patrimonio in Trust.
Dal punto di vista del Giudice e del legale di controparte, la proposta evidentemente riscuote immediato consenso.
La soluzione adottata non fa cambiare assolutamente niente in capo agli obblighi dell’ex marito, comunque tenuto a staccare, volente o nolente, l’assegno alla sua ex, e non lega le mani al nostro legale che mantiene inalterate le sue future ed eventuali possibilità.
Con una differenza: abbiamo conseguito la protezione dell’intero patrimonio dell’imprenditore, tutto inserito all’interno del Trust, operazione che, lungi dal poter essere oggetto di una azione revocatoria da parte della sua ex, per noi disastrosa, vede invece l’assenso del Giudice.
ALTRI VANTAGGI
Il Trust è divenuto esso stesso socio dell’azienda grazie alle quote che vi sono state inserite insieme a tutto il resto del patrimonio; sarà pertanto il Trustee, con in tasca il 100% del capitale, a presenziare alle assemblee della società.
È stata contemplata una specifica clausola interamente dedicata alla gestione delle società da parte del Trustee.
Il Trustee, agendo secondo le precise direttive del Programma, è obbligato a fare almeno due cose, per quanto ci riguarda:
- Inserire nel Consiglio di Amministrazione (CDA) della società solo chi ne ha le capacità, quindi anche terze persone manager;
- Pretendere dal CDA una gestione professionale, obbligandolo a monitorare rigorosamente e continuativamente e ad esporre trimestralmente l’andamento aziendale, avendo come unico riferimento i valori che vengono prodotti da un valido controllo di gestione.
Il Programma inserito nell’atto di Trust, che appunto è ciò che il Trustee si è impegnato a realizzare, raggiunge l’obiettivo di garantire un Passaggio Generazionale personalizzato e articolato mediante apposite clausole.
È stato difficile convincere il vecchio imprenditore?
Prima ancora che il suo legale, e ciò non stupisca, (succede spesso), l’imprenditore ha ben compreso che questo modo di operare è l’unico possibile se vuole “salvare” l’azienda e garantirle un futuro quando non ci sarà più; come pure ha anche capito che questo significa fare gli interessi dei figli e dei nipoti, a lui tanti cari.