VIVERE INSIEME, TUTELARE IL PROPRIO FUTURO: IL RUOLO DEL CONTRATTO DI CONVIVENZA

Uno strumento giuridico per la gestione dei rapporti patrimoniali e personali nella coppia di fatto, alla luce della legge Cirinnà.

Introduzione

Nella società contemporanea, la convivenza di fatto rappresenta una forma di vita comune sempre più diffusa e riconosciuta.

Tuttavia, il venir meno di un vincolo formale come il matrimonio o l’unione civile comporta anche una carenza di tutele specifiche, in particolare in materia patrimoniale.

Il contratto di convivenza, introdotto e regolato dalla legge n. 76/2016 (c.d. Legge Cirinnà), si pone come un importante strumento giuridico volto a colmare questo vuoto, consentendo ai conviventi di disciplinare consapevolmente e preventivamente i propri rapporti patrimoniali e personali.

In tal modo, esso rappresenta una vera e propria garanzia per la tutela del patrimonio individuale e comune, nonché una tutela del futuro di entrambi i partner.

1. Presupposti e forma del contratto

Al fine di una corretta e valida stipula del contratto di convivenza, è necessario che:

-i conviventi siano maggiorenni, capaci di intendere e di volere, e privi di vincoli matrimoniali o di unione civile;

-la convivenza risulti da un’apposita iscrizione anagrafica;

-non sia già in essere un altro contratto di convivenza tra le stesse parti;

La forma scritta, con atto pubblico o scrittura privata autenticata dal notaio o dall’avvocato, non è solo un adempimento formale, ma configura una garanzia fondamentale affinché il contratto sia solido, trasparente e opponibile anche a terzi.

In tal senso, la forma contribuisce a proteggere il patrimonio di ciascun convivente, assicurando che le condizioni pattuite siano chiare, condivise e difficilmente contestabili.

2. Il contenuto come strumento di tutela patrimoniale e personale

L’aspetto più interessante di questo particolare rapporto contrattuale riguarda proprio il contenuto.

Il contratto di convivenza può essere modellato secondo le specifiche esigenze della coppia, ma alcune sue previsioni sono di particolare rilievo ai fini della tutela patrimoniale:

  • Contribuzione alle spese comuni: calibrata in base alle capacità economiche e lavorative di ciascun convivente, questa clausola previene possibili squilibri e conflitti, garantendo una gestione equa delle risorse;
  • Regime patrimoniale della comunione dei beni: l’adozione di un regime analogo a quello matrimoniale consente di tutelare il patrimonio comune, dando certezza giuridica sulla proprietà e sulla gestione dei beni acquisiti durante la convivenza;
  • Uso della casa comune: disciplinare le modalità di utilizzo dell’abitazione evita conflitti in caso di cessazione della convivenza e tutela il diritto di ciascun convivente, specie se la casa è di proprietà esclusiva di uno dei due;
  • Designazione del rappresentante per decisioni sanitarie e tutela post-mortem: questo profilo, pur non essendo patrimoniale in senso stretto, incide profondamente sulla protezione della persona e del suo patrimonio, permettendo di evitare situazioni di incertezza o conflitto nei momenti di fragilità;
  • Indicazione del convivente come tutore o amministratore di sostegno: una previsione che rafforza la protezione legale in caso di incapacità.

Queste clausole mostrano come il contratto di convivenza, oltre a regolamentare aspetti economici, possa divenire uno strumento di vera e propria prevenzione patrimoniale e personale, tutelando il progetto di vita comune nel suo complesso.

3. Nullità e sospensione degli effetti: garanzie di legalità e ordine pubblico

Per offrire un’analisi completa, non si può non valutare che la legge stabilisce specifici casi di nullità assoluta.

Tali casi sono volti a prevenire abusi o incompatibilità con istituti giuridici già esistenti (matrimonio, unione civile, interdizione, ecc.).

Il legislatore voleva assicurarsi che il contratto di convivenza non potesse essere utilizzato per sottrarsi ai naturali doveri o per frodare la legge, assicurando che la tutela patrimoniale sia esercitata in un quadro di correttezza e rispetto dei principi fondamentali dell’ordinamento.

4. Scioglimento del contratto: tutela anche nella fase di cessazione della convivenza

Nonostante il contratto di convivenza possa cessare per vari motivi, è fondamentale sottolineare che la tutela patrimoniale non si esaurisce automaticamente con la fine della convivenza.

Le clausole relative alla gestione del patrimonio comune e alla definizione dei rapporti economici post-convivenza continuano a trovare applicazione, offrendo un quadro certo e regolato che riduce conflitti e incertezze in un momento spesso delicato.

5. Riflessioni conclusive: il contratto di convivenza come strumento di protezione del futuro

Alla luce delle considerazioni sopra esposte, si può affermare che il contratto di convivenza rappresenta non solo un modo per regolare le questioni patrimoniali attuali, ma soprattutto un mezzo per tutelare il futuro di entrambi i conviventi.

Questo strumento dà forma giuridica a un progetto di vita condivisa, offrendo strumenti per la gestione delle risorse e per la protezione reciproca nei momenti di difficoltà o di cambiamento.

In un contesto sociale dove le unioni di fatto sono sempre più diffuse e complesse, il contratto di convivenza assume un ruolo chiave nell’offrire sicurezza giuridica e stabilità, contribuendo a costruire un equilibrio patrimoniale che rispetti le esigenze di autonomia individuale e solidarietà reciproca.

A cura dell’avv. Andrea Spadaro

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