Il signor Mario vuole pensare al proprio futuro e non se la sente di privarsi adesso delle sue risorse.

Molti, in prospettiva di una terza e anche di una prospettata quarta età, in un contesto di diffusa maggiore preoccupazione per il futuro non se la sentono di porre subito, quando ancora in vita, sotto un vincolo contrattuale anche solo una parte del loro patrimonio. E questo indipendentemente dai destinatari: nipoti piuttosto che la Caritas.

In base alla mia esperienza constato che è questo l’atteggiamento normale degli anziani: brutalmente da nord a sud la risposta più frequente è: «in vita la mia roba è mia: dopo ci penseranno […].» In questi ultimi anni per fortuna mi sono dovuto ricredere a fronte di qualche caso di giovanissimi e validi imprenditori che si sono rivolti a me e grazie ai quali ho preso atto che l’atteggiamento è totalmente cambiato. Anzitutto con riguardo all’assoluta serenità psicologica con cui affrontano il futuro, anche quello che non li vede più sulla scena della vita. Accanto ad una cosciente e quanto mai saggia richiesta di protezione del patrimonio, sovente piccolo, come è naturale che sia, è vivo il desiderio che la propria attività, avviata e sostenuta con tanto impegno e sacrificio, non debba subire interruzione legate a qualsivoglia personale evento della vita. Un sorprendente capovolgimento di mentalità anche in mancanza figli.

Questi giovani sono convinti che non è il testamento lo strumento cui affidare la loro volontà. Viene semmai da loro considerato sovente un catenaccio di norme che remano contro: come si fa a pensare di tenere in piedi un progetto che vede l’azienda di proprietà proseguire anche dopo la propria scomparsa se le norme sulla legittima la destinano ai genitori o alla sorella infermiera, solo perché lui non è coniugato e non ha figli?

Un utilizzo coordinato di norme di diritto commerciale abbinate al Contratto di Affidamento Fiduciario possono raggiungere i risultati da loro voluti. Il mio testo La successione innovativa presenta e risolve casi di questo genere. Vediamo di allargare l’orizzonte di azione del contratto cui è dedicato questo scritto, concentriamoci su un suo utilizzo particolare: quello in ambito successorio. Proviamo ad immaginare l’innesto del testamento con il Contratto di Affidamento Fiduciario, pur in ipotesi che le risorse destinate siano quelle della quota disponibile. Quanto importante sarebbe stendere un testamento con annesso un programma?

Un negozio di affidamento fiduciario testamentario lo può fare senza preoccuparsi di dover mettere subito a disposizione le sue risorse. Lo ritengo un testamento del tutto nuovo non solo per nonni, genitori e non, ma anche per i giovani, proprio per la libertà operativa che permette di esprimere in un programma.

E assicurandosi tutte le attribuzioni del Contratto di Affidamento Fiduciario che amo ripetere:

– possibilità di esprimere un programma, anche articolato e complesso, magari con uno sviluppo assai lontano nel tempo;

– garanzia che questo programma verrà attuato, per quanto complesso nei contenuti e con una durata nel medio/lungo termine;

– raggiungimento di entrambi i precedenti obiettivi senza far ricorso al giudice.

Il negozio di Affidamento Fiduciario in ambito testamentario, a mio sommesso parere, può diventare un modo normale di fare testamento, divenendo perfino popolare ed economico. Si pensi solo alla diffusa preoccupazione del testatore che i propri eredi, una volta divisi i beni materiali, non si preoccupino o non riservino l’impegno dovuto a temi che riguardano le opere di carità e di bene.